2 Com’
è che zia Carlotta divenne intoccabile
«Dottò, non è di mia competenza» tagliò corto Luigino senza nemmeno
alzare la testa dal giornale.
Il libraio perse improvvisamente vigore. Smise di
gesticolare e con tono preoccupato, più che rassegnato, chiese «e chi la deve
levare quella zoccola morta da sotto al negozio mio?».
«Chiamate il numero verde. – rispose lo spazzino - Quelli
vengono subito gli esperti con le attrezzature adatte e se la portano dopo
avere disinfettato tutto. E’ pure una questione di igiene» scandì Luigino alzando
lo sguardo e fissando serio un don Eduardo oramai disarmato dalla risposta che non
lasciava scampo. Perché il “non mi compete” dello spazzino equivaleva ad un biglietto
di ingresso nel circo della burocrazia cittadina, nel quale si può entrare in
qualsiasi momento, senza sapere però se ci sarà mai ritorno.
«E voi lo tenete questo numero verde?» chiese don Eduardo
rassegnato. «No dottò, non lo so... ve l’ ho detto, a me non mi competono
queste cose. Però se cercate sopra internet lo trovate sicuramente» rispose frettolosamente
un oramai distratto Luigino, certo di aver fatto ben più del suo dovere dando
quelle precise informazioni al libraio. Soddisfatto ammutolì, tornò con lo
sguardo al giornale e si accese una sigaretta.
Per la verità, a Don Eduardo venivano in mente un sacco di
obiezioni sensate da fare allo spazzino, ma sapeva che a quel punto la soluzione
se la doveva cercare da solo. Si girò, tornò verso la saracinesca del negozio, e
prendendo dalla tasca il suo telefonino cellulare (al quale aveva orgogliosamente
resistito per lungo tempo, ma poi aveva dovuto ammettere “oramai è una
necessità”) provò a cercare il famoso numero verde. Subito lo trovò. Senza
pensarci sopra toccò lo schermo dove era scritto “effettua chiamata” e rimase
ad aspettare qualcuno con cui parlare. Rispose una voce registrata che diceva
di aspettare perché gli operatori erano tutti occupati.
Mentre apriva la saracinesca gli rispose finalmente qualcuno.
«Buongiorno, mi dica». «Senta, chiamo da san Pietro a Majella, qui c’ è un topo
morto…». Non ebbe nemmeno il tempo di finire la frase che la voce dall’ altro
capo del telefono lo fermò «non è di nostra competenza, signore». Il libraio si
sentì di nuovo perduto: «come non è di vostra competenza? Mi ha detto un vostro
operatore che il numero verde serve per i rifiuti speciali…». «Certamente –
rispose impassibile la voce – ma un ratto morto non è un rifiuto speciale, ma carogna
di animale morto per causa diversa dalla macellazione. La rimozione della
carogna è riservata esclusivamente ai servizi della ASL…».
Don Eduardo non ci poteva credere. Era successo proprio
quello che più temeva: era entrato nell’ orrenda spirale dello scaricabarile tra
uffici pubblici. «Ma me lo devo togliere da solo?» sibilò contrariato. E la
voce, per niente turbata dal tono, spiegò «assolutamente no. Dovete chiamare l’
ufficio rimozione carogne della ASL di appartenenza. Se lo doveste rimuovere
voi commettereste un’ infrazione al regolamento comunale. E che ne sapete che
quel topo non è portatore di malattie gravissime? E se lo toccate e mischiate
qualcosa a tutti quelli che incontrate? Chiamate la Asl che quelli vengono con
le attrezzature adatte, ma non lo toccate, per carità…».
Rimase di sasso. Anche lì non c’ era più niente
da fare: bisognava rassegnarsi e chiamare la Asl. Prima di attaccare, riuscì a
chiedere con un filo di voce «mi potete dare il numero di questo ufficio per le
carogne?». «No signore, spiacente. Però lo trova facilmente sull’ elenco telefonico
o in internet. Buongiorno.» E riattaccò.
Intanto bisognava aprire il negozio. Avrebbe continuato dopo
la ricerca. Però la rabbia che cominciava a montare doveva trovare sfogo in
qualche modo. Senza riporre il suo cellulare si collegò al primo social network
che aveva a disposizione e scrisse: “A San Pietro a Majella una zoccola morta
giace, destinata a restar lì, ostaggio della burocrazia”.
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